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La memoria del corpo e i territori dell’anima

Di Lino G. Grandi

La relazione si soffermerà sulla costruzione del cervello cosciente, processo esteso nello spazio e nel tempo.

Verranno considerate le proposizioni di David Hume e di René Descartes e si osserverà come l’armonia fra i disparati eventi esperenziali può attivare lo stato di coscienza. Il sé, come la mente, non è separato dal corpo. Damasio afferma che il sé è un carattere emergente che si è assunto di definire del “quarto ordine perturbativo”.

Verranno esplicitati i modi di essere dell’identità e ci si soffermerà sull’unità della coscienza.

Qualche cenno verrà concesso alla costituzione del sé ed alle problematiche connesse attivando la relazione con l’altro, considerando l’intersoggettività, l’interrelazione, le emozioni e le sensazioni. Sé e altro da sé, si evince nel lavoro psicoterapico, sono correlabili a livello del corpo.

Si cercherà anche di presentare la linea evolutiva dello sviluppo e si proporranno indicatori della memoria implicita e di quella esplicita, con particolare riguardo alla coscienza autonoetica.

Tempo consentendo, si condividerà la relazione tra stress, traumi e memoria.

Qualche riflessione sarà poi proposta rispetto all’anima, troppo spesso straniera sulla terra; ci si addentrerà nel territorio della nostalgia, nella sua dimensione spazio-temporale e verranno presentate esplicitazioni tratte dall’esperienza analitica. Esilio, sradicamento, incomunicabilità, psicologica sordità, lo sguardo sperduto.

Ma come rappresentare i paesaggi dell’anima? Come avvicinarci al linguaggio del corpo?

L’esperienza del corpo in psicopatologia merita riflessioni ed approfondimenti. Possiamo considerare, fra gli altri, quale obiettivo di un’analisi, il recupero degli orizzonti emozionali del corpo?